100 km nel Parco di Monza
Effetti collaterali del Lockdown
Ormai da diverse settimane possiamo girare in bicicletta, facendo attività sportiva, solo nel territorio del proprio comune. A Monza siamo fortunati: la città è grande e in questo periodo il traffico è poco, si possono quindi disegnare tracce sempre diverse e di lunghezza decente per poterle definire uscite sportive. Ma la nostra vera fortuna sta nel poter girare all’interno del Parco: lì di spazio ce n’è per divertirsi! Ogni volta che gli impegni lo permettono si salta quindi in sella alla bici e si va: con le gomme strette sui viali asfaltati o con la mtb sui sentieri. Il mezzo giusto però è una bella gravel, di quelle poco schizzinose, un po’ rustiche, che sull’asfalto bello liscio ci vanno anche se non si sentono del tutto a proprio agio, ma appena possono preferiscono posare le ruote su terreni un po’ più grezzi. Partendo da questo e scarabocchiando un po’ sulla mappa si riescono anche a fare delle tracce interessanti, 35/40 chilometri, girovagando un po’ qua e un po’ la. Ma bisogna sempre porsi nuovi obiettivi, nuove mete da raggiungere, nuovi traguardi da tagliare. Così quando Marcolino mi ha mandato un messaggio per invitarmi ad una 100 km nel Parco ho detto subito di si. L’allenamento è quello che è ma la voglia di pedalare è tanta e in verità anch’io ci avevo pensato nei giorni scorsi, ma farlo in compagnia è un’altra cosa. La gravel in questo periodo non è molto collaborativa: la ruota libera fa un po’ di capricci e non vorrei restare a piedi a metà strada quindi, visto che anche Marcolino e Maurizio saranno in mtb non mi resta che utilizzare la Genius. Casco, mascherina (quella col coniglio mannaro, of course …) alle 10,00 ci trovamo alla porta del Parco e dopo un veloce e distanziato saluto si parte per l’impresa.
… Sa un po’ di ciclopirlata, ne siamo consapevoli, ma adesso si fa quel che si riesce …

Ormai siamo in ballo: balliamo
Marcolino si butta subito sugli sterrati: dentro, fuori, sali, scendi, ma dopo una ventina di chilometri veniamo tutti a più miti consigli. Andando così di strada non ne facciamo molta: sui sentieri la velocità media è più bassa e con uno sforzo maggiore. Iniziamo quindi a pedalare su percorsi più scorrevoli, dove si riescono a tenere medie più elevate e quindi a macinare chilometri più velocemente. Al quarantesimo chilometro ci fermiamo per una barretta (non una birretta!), la fame inizia a farsi sentire. E già che ci siamo me ne mangio un’altra.
ci vedono passare e ripassare, iniziano a guardarci in modo strano

Per fortuna che c’è il sole
La temperatura si è alzata un po’ anche se non fa mai troppo caldo e oltre alla fame anche la sete si fa sentire: per fortuna che le fontanelle non mancano. Riprendiamo a pedalare di buona lena, ma dopo un’oretta Maurizio deve lasciarci per altri precedenti impegni. Restiamo solo io e Marcolino a cercare di completare il circuito, ce la faremo? Continuiamo a pedalare anche se la mancanza di allenamento su lunghe distanze comincia a farsi sentire. Cioè io inizio a risentirne e Marcolino spesso deve rallentare per aspettarmi: è sempre in formissima il ragazzo! Intorno all’ottantesimo chilometro oltre alla fatica iniziano a farsi sentire anche i crampi, sempre più forti e sempre più fitti: ogni volta che forzo un po’ di più tac, i muscoli della gamba urlano vendetta.

La resa
Niente, mi tocca mollare … oltretutto sto rallentando anche Marcolino che ne ha ancora da vendere e vede il traguardo vicino. Il gps segna 80 km quando ci salutiamo, ma manca ancora qualche chilometro per arrivare a casa. Rapporti belli leggeri da pedalare e con calma ci arrivo senza troppo soffrire: il gps comunque segna 90 km esatti quando arrivo sotto casa, con 295 m di dislivello. Bè, dai, tutto sommato neanche poi così male …